Finestre… per guardare dentro e per guardare fuori.

Raperonzolo era bellissima ma una maga, dopo averla portata via dalla sua famiglia, “la rinchiuse in una torre, alta alta, che non aveva scala ne porta, ma solo una finestrella. Se la maga voleva salire, da sotto chiamava: “oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelli, che per salir mi servirò di quelli”. Raperonzolo aveva infatti dei capelli lunghi e bellissimi, sottili come oro filato…”

Leggendo la storia di Raperonzolo non è difficile immaginarla seduta a guardare con aria malinconica fuori dalla finestra, nel quadro “Morning sun” (sole al mattino) dipinto nel 1852 dal pittore Edward Hopper, nato in America nel 1882.

Osservando il quadro di Hopper sembra che la fanciulla, illuminata dal sole del mattino, immobile, con le gambe raccolte tra le braccia, si sia appena svegliata.

Secondo voi quale emozione sta provando? A noi sembra che si senta un po’ sola e che questa solitudine non sia solo nella stanza, dove non ci sono neppure i quadri alle pareti, che avrebbero dato un po’ di allegria, ma anche fuori, dove si vede una fabbrica in lontananza. Anche la fabbrica sembra chiusa e trasmette un senso di solitudine: non si vede il tipico fumo delle fabbriche e non si vedono persone.

Questa atmosfera di solitudine, per Hopper, rappresentava l’America dei suoi tempi, dove le città erano così grandi e piene di cose da fare e cose a cui pensare (il lavoro degli uffici e delle fabbriche, la guerra, la vita notturna con tanti negozi, bar e distributori di benzina aperti anche di notte…) che le persone non avevano più il tempo di occuparsi di sé stesse o prendersi cura le une delle altre, come se fossero isolate in tanti mondi personali.

Ecco cosa hanno in comune “morning sun”, il quadro di Edward Hopper e la favola di Raperonzolo: un’atmosfera di solitudine che può essere descritta anche con un’altra parola, alienazione, cioè il sentirsi “alieni” ovvero estranei rispetto al mondo in cui ci si trova ma, in qualche modo, incapaci di uscirne. Come Raperonzolo rinchiusa nella torre, e come noi durante il “lock down”, anche la fanciulla di Hopper sembra destinata a restare lì, non solo in una mattina di sole, ma tutti i giorni, come se il tempo si fosse fermato.

Questo senso di solitudine e alienazione, infatti, forse lo avete sentito anche voi i primi mesi del 2020, durante il lock down. Forse in quel periodo anche voi vi siete trovati a guardare dalla finestra un mondo un po’ deserto e certamente tante persone che vivevano da sole in quel periodo si sono sentite sole come Raperonzolo o la fanciulla disegnata da Hopper.

Di fronte a questa solitudine ecco giungerci in soccorso la magia delle favole, dove può succedere che una fanciulla “srotoli” una lunga treccia per cercare un incontro tra il mondo nella quale è rinchiusa e ciò che sta fuori da quel mondo: in questo caso un principe che passando sotto la torre di Raperonzolo, sente cantare la fanciulla e se ne innamora.

A proposito: sapete chi é la fanciulla del quadro di Edward Hopper? É Josephine, la moglie del pittore, anch’ella artista e modella di molti quadri di Edward che l’ha amata come il principe ama Raperonzolo.

La storia del pittore e di Josephine continua con altri quadri che Edward Hopper dipingerà fino al 1967, data della sua morte mentre quella di Raperonzolo prosegue con la maga che si accorge delle visite del principe a Raperonzolo e sentendosi ingannata la abbandona nel deserto. 

Il principe, trovando la maga ad attenderlo al posto di Raperonzolo, si butta dalla torre e, cadendo su una pianta piena di spine, si punge gli occhi e rimane cieco. Il principe cieco, vaga per anni triste e sconsolato senza una meta finché incontra nuovamente Raperonzolo che riconoscendolo scoppia in un pianto di gioia. Le sue lacrime bagnano gli occhi del principe che magicamente riacquista la vista.

Anche questa parte della storia di Raperonzolo, che narra della vista perduta e riacquistata del principe, ci aiuta a fare alcune riflessioni che a loro volta ci portano a comprendere meglio l’arte di Edward Hopper: se é vero che per vedere il mondo servono gli occhi, per Raperonzolo, chiusa nella sua torre gli occhi non sarebbero bastati se non ci fosse stata una finestra. Spesso questo vale anche per i quadri di Hopper, dove le finestre, o le vetrate, sono spesso importantissime, a volte per guardare dentro da fuori e a volte per guardare fuori da dentro. É come se le finestre fossero degli occhi: gli occhi del pittore che diventano i nostri occhi osservando i suoi quadri. E attraverso queste finestre passano spesso raggi di sole che disegnano ombre su pareti spoglie, raggi di sole così importanti da ricordarci capolavori molto antichi ma soprattutto fondamentali per indicare il fatto che, così come la luce che passa attraverso le finestre illumina l’interno delle architetture, la luce che passa attraverso gli occhi rivela il mondo interiore di ognuno di noi ma consente a ognuno di noi di vedere il mondo.

Un’ultima curiosità: molti anni prima, nel 1600, il grande artista Caravaggio dipinse il quadro “La vocazione di San Matteo”. Guardate come la luce entra nel quadro, in questo caso per rappresentare la forza miracolosa di Gesù che convince Matteo a seguirlo abbandonando la sua vita di esattore delle tasse per intraprendere una vita religiosa a fianco di Gesù: non ricorda la luce del quadro “Morning sun” di Hopper? La luce dipinta da Caravaggio simboleggiava la forza divina capace di cambiare gli uomini. Lo stesso raggio di luce, dipinto da Hopper rappresenta invece qualcosa di più quotidiano, come se il tempo si fosse fermato a fotografare un momento dell’esistenza umana o la pagina di una favola.