Vincent Van Gogh, La camera di Vincent Van Gogh ad Arles, 1889, olio su tela, 57,5 x 74 cm. Parigi, Musée d’Orsay.
Benedetta Repetti, La camera di Vincent Van Gogh ad Arles con bella addormentata, 2021, digitale. Calendario Favoloso – Circolo Vega

La bella addormentata e il pittore che si sentiva brutto, tra attese, amori, incantesimi e litigi.

Questo breve racconto narra dell’incontro tra la famosa opera d’arte “La camera di Vincent ad Arles” e la altrettanto famosa fiaba della “Bella addormentata nel bosco”.

Ma chi era Vincent? E dov’è Arles? E cosa ci fa la “bella addormentata” nel letto di Vincent?

Continuate a leggere e troverete tutte le risposte!

Vincent Van Gogh, Autoritratto, 1889. Olio su tela, 65 x 54,5 cm. Parigi, Musée d’Orsay.

Vincent Wilhelm Van Gogh è un famoso pittore nato nel 1853 in Olanda, il paese dei tulipani e dei mulini a vento.
Il papà di Vincent faceva il pastore (non nel senso di custode delle pecore ma nel senso di persona religiosa che guidava il “gregge” dei fedeli) ed era una persona molto severa che voleva che anche i propri figli avessero un’educazione molto religiosa. La mamma era una persona più mite e dolce del papà e la famiglia di Vincent era formata anche da altri cinque fratelli. A scuola Vincent non andava molto bene e così iniziò presto a lavorare come commesso in una galleria d’arte dove iniziò ad apprezzare i quadri e a pensare che crearli da zero fosse più appassionante che vendere i quadri degli altri!

Bisogna dire che la famiglia di Vincent era piuttosto povera e le amicizie di Vincent non erano proprio nobili come quelle della principessa protagonista della fiaba. Diciamo che tra Vincent e la bella addormentata più che affinità e somiglianze c’erano parecchie differenze: Vincent era povero e la sua famiglia era piuttosto ostile nei confronti delle numerose ragazze o donne delle quali Vincent si innamorerà mentre la bella addormentata era figlia di un ricco re e di una ricca regina e abitava in una reggia con boschi, giardini, torri e stanze lussuose, circondata da fate, cavalieri e una numerosa servitù.

C’era però qualcosa che accomunava la bella addormentata, e il nostro pittore Vincent Van Gogh…

Potremmo dire che la prima cosa in comune tra i due è… l’attesa!
Entrambi, prima di nascere, si sono fatti in un certo senso aspettare con inquietudine e trepidazione dai propri genitori.
I genitori della bella addormentata non riuscivano ad avere figli ed ebbero questa unica figlia molto tardi. Quando finalmente nacque la loro bellissima figlia, i genitori organizzarono una grande festa ed è lì che tutto cominciò: una fata arrabbiata e invidiosa per non essere stata invitata, fece un incantesimo che avrebbe fatto addormentare la figlia del re per cento anni a partire dal giorno del suo sedicesimo compleanno.

Anche Vincent a suo modo fu molto atteso e in qualche modo dovette nascere due volte. Siete pronti a sentire una storia un po’ triste? Nel 1852 i genitori di Vincent aspettavano la nascita del loro primo figlio al quale fu dato proprio il nome Vincent. Purtroppo il 30 marzo di quell’anno quel figlio fu partorito già morto e ciò portò una grande tristezza nei cuori dei genitori. Esattamente un anno dopo, sempre il 30 marzo ma del 1853, nacque il nostro Vincent al quale i genitori diedero lo stesso nome dello sventurato fratellino come se non volessero rassegnarsi ad aver perso il primo figlio, come se lo avessero atteso nuovamente attraverso il nuovo nato.

Un altro aspetto che accomunava Vincent e la bella addormentata invece era il bisogno d’amore! Per la bella addormentata un gesto d’amore era necessario per svegliarsi da un incantesimo che l’aveva fatta sprofondare in un lungo sonno che si sarebbe interrotto solo con il bacio di un principe sinceramente innamorato di lei.
Anche Vincent aveva sviluppato un grande desiderio di amore, affetto e amicizia forse anche perché il padre era sempre stato con lui più severo che amorevole. Questo bisogno, mescolato al fatto che si arrabbiava spesso, lo portò anche ad infliggersi da solo delle punizioni. Questo strano comportamento fece sì che finirono per considerarlo pazzo e ad essere rinchiuso più volte in vari manicomi.

Tanto per fare un esempio capitò che Vincent si innamorò di una cugina di nome Kate la quale, quando il pittore le dichiarò il proprio amore, lo rifiutò energicamente. Vincent non si rassegnò a questo rifiuto e iniziò a tempestare la cugina di innumerevoli lettere d’amore alle quali la ragazza non rispose mai. Vincent non voleva accettare il rifiuto di Kate e una sera si recò a casa sua dove trovò la sua famiglia intenta a cenare. La cugina di Vincent, spaventata, fu fatta nascondere ma Vincent continuava a credere che fossero i sui familiari e non lei, a rifiutare quella storia d’amore. Fu così che Vincent disse ai genitori della ragazza: “Lasciatemi vedere mia cugina Kate almeno per il tempo che riuscirò a tenere la mano su questa fiamma”. A quel punto Vincent mise la mano sinistra sulla fiamma di una lampada a petrolio e se la bruciò molto gravemente.

Vincent non si accontentò mai delle amicizie e degli amori che incontrò durante la sua vita. Nelle sole due occasioni nelle quali il suo amore fu ricambiato, ci si misero di mezzo i genitori: purtroppo, una volta per le insistenze della famiglia di Vincent e un’altra per le insistenze della famiglia della sua innamorata, una ricca e intelligente signora di nome Margot, entrambe le storie finirono contro la volontà degli innamorati. Addirittura Margot, di fronte al rifiuto dei propri genitori ad acconsentire alla relazione con Vincent, diventò così triste da tentare di avvelenarsi bevendo stricnina (un veleno contenuto nei semi di alcune piante): altro che i genitori della bella addormentata che quando la principessa fu svegliata dal principe non tardarono un minuto ad approvare e organizzare le nozze!!!

Forse a questo punto vi siete fatti un’idea di quale fosse l’alleata e l’amica più grande e fedele per Vincent!
Bravi! È la pittura!!!

Vincent stesso che dipinse oltre 900 quadri senza contare i disegni e i bozzetti e si ritrasse più di 90 volte, in una lettera al fratello Theo scrittagli poco prima di morire, disse:

“Io non avrei scelto la follia se avessi potuto scegliere, ma una volta che le cose stanno così non vi si può sfuggire. Tuttavia esisterà forse ancora la possibilità di lavorare con la pittura”.

Leggendo questa frase si capisce come la pittura fosse per Vincent una specie di rifugio per allontanarsi dai propri problemi, dalle proprie crisi e dal proprio dolore e, siccome Vincent era anche una persona di animo buono, sempre disponibile ad aiutare gli altri e sempre alla ricerca di amori e amicizie, ci piace pensare che nella sua stanza da letto della casa di Arles che lui stesso chiamava “la casa gialla” e che volle dipingere per cercare il calore e la pace almeno tra le mura di casa sua, Vincent avrebbe certamente offerto rifugio ad una principessa. Magari Vincent non avrebbe fatto volentieri il principe perché lui aveva un animo semplice e stava meglio con le persone povere che con quelle ricche, ma probabilmente si sarebbe offerto di stare con lei cento anni, ritraendola ed amandola in attesa del suo risveglio. Certamente se poi fosse arrivato un principe a portargli via la principessa Vincent ci avrebbe litigato parecchio e chissà come sarebbe andata a finire.
Pensate che una volta Vincent si arrabbiò a tal punto da tagliarsi da solo un pezzo dell’orecchio sinistro!

Allora è meglio non pensare al principe che porta via la bella addormentata dalla stanza di Vincent. Meglio lasciare che la principessa riposi e sogni, in quella stanza dipinta da Vincent con l’intento di trovare un po’ di pace attraverso i colori scelti con cura per allontanare le ombre scure della sua vita burrascosa.

Questo racconto finisce qui ma ora tocca a voi e alla vostra creatività sperimentare il nostro laboratorio “Cosa succede fuori?” per immaginare quel mondo di ombre tra sogno e realtà che ha accompagnato la bella addormentata per cento anni e tormentato Vincent per gran parte della sua breve vita.

Cosa aspettate? Armatevi di fantasia e manualità e provate a costruire la stanza di Vincent che anche lui dipinse nel 1889. Immaginatela magari illuminata da una notte stellata come la dipinse lui nel 1889, quando si trovava rinchiuso nel manicomio di Saint-Rémi.

Vincent van Gogh, La Notte stellata, 1889, oleografia su tela, 74×92 cm, Modern Art Museum di New York.