BIANCANEVE
La storia di Biancaneve, dell’invidiosa e crudele regina matrigna, del cacciatore di buon cuore, dei sette minuti minatori e del principe, la conoscono tutte e tutti; è, infatti, una delle fiabe più note e amate tra quelle raccolte, trascritte e rinarrate dai Fratelli Grimm.
Jacob Ludwig Grimm (1785-1863) e Wilhelm Karl Grimm (1786-1859) erano due fratelli accomunati dallo studio e dalla passione per la lingua tedesca e per i racconti tradizionali del popolo tedesco. Un popolo allora, durante la loro vita, diviso in tanti piccoli e grandi stati uniti prima nel Sacro Romano Impero (fino al 1806) e poi, dopo la parentesi degli anni napoleonici, nella Confederazione Germanica (dal 1815) affiancata dall’impero d’Austria e dal regno di Prussia. E proprio per cercare un’unità culturale tedesca in quegli anni così frammentati i Grimm si dedicarono, oltre agli studi linguistici, a raccogliere le fiabe e i racconti popolari di quella che oggi conosciamo come Germania.
Il lavoro sulle fiabe dei Grimm fu lunghissimo e immenso; tra il 1812 e il 1822 pubblicarono i volumi delle Fiabe del focolare (Kinder- und Hausmärchen), l’opera che ci ha consegnato storie come Tremotino, Hansel e Gretel, L’oca d’oro, Raperonzolo, I musicanti di Brema e, appunto, Biancaneve o le versioni, a noi oggi più note, di Cappuccetto Rosso e Cenerentola. Ma i fratelli Grimm, soprattutto Wilhelm, non si fermarono a quella prima edizione. Continuarono a correggere e aggiungere storie fino al 1857; alla fine misero insieme 201 fiabe e 10 leggende per bambini. Tra queste, ovviamente, l’abbiamo già detto, anche Biancaneve.
Biancaneve è presente in tutte le edizioni delle fiabe dei Grimm, ma negli anni ha subito alcune modifiche; su tutte, andrà ricordato per curiosità, il personaggio della matrigna. Nella prima edizione, infatti, il ruolo della ‘cattiva’, invidiosa fino a desiderare e organizzare la morte di Biancaneve, tocca alla madre naturale della fanciulla: del resto, si sa, le fiabe antiche sono spesso ciniche e crudeli ancor più di come le raccontiamo oggi. Fatto sta che già qualche anno dopo i Grimm scelsero, ascoltando altre versioni, di assegnare il ruolo della ‘cattiva’ alla matrigna.
E oggi la fiaba la conosciamo tutte e tutti così: con la matrigna crudele; anche grazie alle tante trasposizioni successive, compreso il famosissimo film d’animazione del 1937 di Walt Disney.
Il film di Biancaneve è stato il primo dei lungometraggi a cartoni animati di Disney, l’inizio di una fortuna che negli anni successivi gli ha fatto realizzare Pinocchio, Dumbo, Bambi, Cenerentola, Alice, Peter Pan… ; una fortuna arrivata fino a oggi con film come Frozen e Zootropolis.
E allora concludiamo con due piccole curiosità sui personaggi di Biancaneve in relazione al film Disney.
Fu, Walt Disney, insieme al suo gruppo di collaboratori, a dare dei nomi propri a personaggi che nella storia dei Grimm restavano anonimi. Innanzitutto i sette nani (Cucciolo, Brontolo, Dotto, Gongolo, Pisolo, Eolo, Mammolo; nella versione italiana); ma anche la matrigna, la regina malvagia, qui chiamata Grimilde.
Per disegnare il personaggio di Grimilde (e questa è la seconda curiosità) gli autori Disney si ispirarono a una statua che ritrae una nobildonna tedesca dell’XI secolo: Uta von Ballenstedt. La sua statua è ancora oggi visibile della cattedrale di Naumburg, in Sassonia. Chissà se la nobile Uta sarebbe felice di sapere che è stata presa a modello per una cattiva delle fiabe?